Ieri sera, durante la prima assemblea di collegio organizzata da Liberi e Uguali in provincia di Varese (ne faremo tre, tante quanti i collegi uninominali: Busto Arsizio, Gallarate il 3 gennaio, Varese il 4 gennaio) ho dato la mia disponibilità per comporre la rosa di candidature per le prossime politiche, seguendo il “metodo Labour”.
L’ho fatto, quindi, partendo da chi sono, cosa faccio e quel che penso. Mi è risultato automatico partire dall’ordinanza contro i poveri emessa dal sindaco di Como, nelle cui premesse si richiama esplicitamente il decreto Minniti-Orlando: è un filo rosso che dal governo romano del Partito Democratico arriva alle destre nel nord Italia e di tutta la penisola. Mi è risultato automatico ricordare le bombe che ammazzano i civili in Yemen autorizzate, da anni, dal governo italiano. Mi è risultato automatico ricordare la campagna di criminalizzazione delle Ong e dei migranti, e la testimonianza di Gurmukh Singh, che ci ha ricordato che lo sfruttamento lavorativo (che culmina in una vera e propria nuova schiavitù) avviene in un contesto normativo che ha creato le condizioni e che lega – in una catena del disvalore – il bracciante di Latina con il grafico di Busto Arsizio.
Ho ricordato, infine, l’impegno di questi anni per contrastare duramente un’accoglienza che non funziona e che espone i lavoratori a dinamiche di sfruttamento. E per cambiare il testo unico sull’immigrazione (Bossi-Fini, non a caso) che non permette a molti lavoratori di emergere dalla loro condizione di sfruttati. È tutto un sistema che permette di sfruttare: leggete, ad esempio, cosa succede alla Castelfrigo, in provincia di Modena.
In questo senso, abbiamo davanti una sfida che prima di essere politica ed elettorale è culturale. Consapevole delle difficoltà, soprattutto a queste latitudini, potete contare sul mio piccolo contributo.
Sarà una bella campagna.