Per l’Italia, il trasferimento artificiale all’estero dei ricavi alcune grandi multinazionali ha prodotto nel 2015 un’erosione di quasi un quarto della base imponibile del prelievo sulle società: 7,4 miliardi di euro in tutto, una perdita di 0,5% del reddito nazionale sul 2015 che con ogni probabilità si sta riproducendo ogni anno. In media, i Paesi dell’Unione Europea perdono così circa un quinto delle entrate alle quali avrebbero titolo dalle imprese.
Ne ha scritto Federico Fubini recentemente. Quando sentiamo parlare del “problema delle migrazioni” dovremmo pensare a queste migrazioni: migrazioni di capitali che vengono sottratti al fisco a opera delle imprese multinazionali. Un meccanismo che non solo si traduce in minori entrate nelle casse dello Stato, ma che genera una serie di conseguenze negative aprendo una folle competizione fiscale tra paesi che stanno anche all’interno (nel cuore) dell’Unione europea: Lussemburgo, Olanda e Irlanda sono ai vertici di questa classifica. Meno entrate per lo Stato, meno servizi, più pressione fiscale sui redditi da lavoro. E, contemporaneamente, minori tutele lavorative, licenziamenti più facili, cooperative che non sono cooperative (guardate questo esempio) e che, magari, lavorano per le medesime multinazionali di cui sopra.
In questo scenario, c’è chi pensa che il colpo di genio sia la “flat tax”, un’imposta sui redditi uguale per tutti, che vuol dire concedere un mega sconto a chi gode di redditi più elevati. I conti li ha fatti “Libero” (!): con una aliquota piatta al 23% lo sconto per chi guadagna fino a 15mila euro sarebbe zero, mentre lo sconto per chi dichiara 100mila euro sarebbe di oltre 13mila euro.
Discuteremo di questo, dell’Italia (e dell’Europa) che abbiamo in mente, insieme all’europarlamentare Elly Schlein, sabato a Varese, alle 17.30, presso il circolo Sant’Ambrogio, in piazza del Milite Ignoto. Qui l’evento Facebook.