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Meglio i negri che i terroni (un San Valentino decisamente alternativo) – A filo d'erba

A filo d'erba

di Stefano Catone

Meglio i negri che i terroni (un San Valentino decisamente alternativo)

Ieri, durante il nostro San Valentino alternativo, da innamorati della politica, abbiamo avuto il piacere di avere con noi Giorgio Stabilini, portavoce della comunità islamica di Varese. Una comunità ampia, che solo a Varese conta circa 5mila persone, ma che è comunque una minoranza e che viene trattata come se non esistesse. Giorgio ci ha spiegato delle difficoltà nel relazionarsi con le istituzioni, anche ora che la amministrazione comunale non è più leghista, del senso di abbandono che molti di loro vivono.

«La tua comunità come ha vissuto la discussione sullo ius soli in questa legislatura?», gli ho chiesto. «Non l’ha vissuta, nel senso che nessuno ci ha mai creduto fino in fondo», mi ha risposto. Giorgio è varesino da mille generazioni (si fa per dire) e si è convertito. «Una donna con il velo semplicemente non trova lavoro, non la assume nessuno, nemmeno – o a maggior ragione, forse –  per fare la cassiera», ci ha detto. «Ci dicono che dobbiamo imparare l’italiano, ed è giusto, ma l’offerta formativa è davvero esigua», ha proseguito. E non si tratta solamente di corsi organizzati sul territorio: «non potrebbe essere utile avere una trasmissione televisiva, sulla tv pubblica, che si occupa di formazione e informazione, come si faceva una volta?».

Non stiamo parlando di rifugiati appena sbarcati a Lampedusa, ma di persone che vivono da anni nei nostri quartieri e che vivono condizioni e fenomeni di esclusione paragonabili a quelle che cinquant’anni fa vivevano i migranti che dal meridione d’Italia si trasferivano a queste latitudini.

«Mi ricordo i titoli dei giornali di allora, di quando nasceva la Lega Nord: le sparate di Bossi contro i meridionali ce le ricordiamo tutti», mi ha detto Rocco Cordì.

E su suo suggerimento ho fatto qualche ricerca su Google e ho trovato un articolo (qui) di Repubblica del 1989: «Se debbo scegliere un vicino meglio il negro del terrone», il titolo.

A Gandino, paesotto industriale della Val Seriana, 5700 abitanti e 975 voti per la Lega Lombarda alle ultime elezioni, i meridionali non piacciono. I negri invece sì. Più precisamente, tra un terrone e un uomo di colore, 7 gandinesi su dieci preferirebbero il secondo come vicino di casa. La statistica, pubblicata dalla rivista parrocchiale e poi dalla stampa, ha fatto scalpore.

E la chiusa, lapidaria:

Lasciamo l’ ultima parola a una dei leader locali della Lega Lombarda, Giovanni Ongaro. Cita amici del sud e accusa la Dc di cavalcare l’ iniziativa dell’Azione cattolica per screditare i gandinesi e la Lega. A domanda provocatoria risponde: Provi lei in Aspromonte a far baccano, come si permettono i meridionali qui da noi. Non tornerebbe intero. I razzisti sono al Sud.

I razzisti sono sempre al contrario: «provate voi ad andare al loro paese e chiedete se vi fanno costruire una Chiesa», ci dicono ora. E rincarano: «ho tanti amici del sud / africani / immigrati / omosessuali / negro ebreo comunista (cit.)». Non sono i razzisti a essere razzisti, insomma, sono gli altri a essere negri e terroni. Resta solo da capire se siano meglio i primi o i secondi.

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