Ieri, a Varese, tante persone si sono riunite e hanno sfilato in nome dell’antifascismo, in risposta agli atti vandalici nazifascisti che hanno colpito il Santuario dei caduti del San Martino a inizio novembre.
L’assessore varesino Stefano Clerici, assolutamente non nuovo a uscite del genere, ha commentato così:
Eppure i primi di novembre sono passati da un pezzo… A saperlo avrei pietosamente lanciato qualche crisantemo sui morti viventi… RIP!
Clerici sembra coltivarsi, con queste continue provocazioni, un personalissimo elettorato. Fascista, direi.
Per fortuna, questa mattina, poi, ho letto un pezzo di Christian Raimo.
Cosa vuol dire allora, mi possono chiedere i miei studenti, essere oggi nel 2014 un antifascista? Molte cose, alcune assai complesse, ma alcune semplici anche per chi non ne sa nulla di storia: il rispetto degli altri come persone di qualunque etnia o cultura, la tutela delle libertà fondamentali, la condanna della violenza fisica contro i deboli, il contrasto con tutto ciò che incoraggi le pratiche opposte – oppressione, illiberalismo, sopraffazione, antidemocrazia, razzismo…